La disperazione di Malagò, a capo del Coni, dopo che in 25 mesi il clamoroso errore del decreto Giorgetti non è stato cancellato: una vera onta per tutti noi!
“Ci sono un italiano, un francese (o un inglese) e un tedesco...”, così in genere cominciavano le barzellette di quando eravamo ragazzi nelle quali alla fine trionfava l’italica furbizia, e la si faceva franca!
Adesso che sono adulto, e non ho tempo per queste storielle da bambini, mi sono reso conto che la barzelletta siamo diventati noi!
Perché dico questo? Semplice, e al tempo stesso inaccettabile, la spiegazione che si basa su una decisione senza visione, completamente contro norme (anche morali) che riguarda il Comitato Olimpico Internazionale.
Il CIO, il 27 Gennaio, deciderà che l’Italia potrà partecipare alle Olimpiadi di Tokio (sempre se si faranno) senza bandiera tricolore e con atleti indipendenti. Senza alcuna squadra nazionale (con l’esclusione dunque di tutte le compagini che si sarebbero qualificate per l’evento giapponese) e solo con pochi gareggiatori.
Inoltre, la sospensione del Coni rischierebbe di avere pesanti ripercussioni anche su Milano-Cortina, i Giochi invernali che l’Italia ospiterà nel 2026.
In un secondo momento, verrebbero bloccati i finanziamenti del Cio, che ovviamente arrivano tramite i Comitati Olimpici. Ma da dove nasce questa decisione? Dalla perdita di autonomia del Coni, successiva alla riforma dello sport di oltre due anni fa a firma Giorgetti. Almeno secondo la Carta Olimpica, come ha ricordato il presidente del Cio, Thomas Bach in due lettere inviate al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e rimaste senza risposta.
La legge Giorgetti, figlia del governo gialloverde Lega-Movimento5stelle, datata 2018 è stata un clamoroso errore: ed era subito stato detto, era ovvio che avrebbe portato a questo provvedimento. Ma di cosa parlava?
In queste settimane si stava concludendo l’iter per il varo di 5 decreti attuativi promossi dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora (è arrivato anche l’ok della Conferenza Unificata Stato-Regioni) che però non incidono sui due nodi della riforma che limita l’autonomia dello sport italiano: finanziamenti e governance. Solo che è successo un fatto: anche questo governo, il Conte bis, ormai è caduto e dunque siamo in piena crisi istituzionale!
Con la riforma dello Sport tra le altre cose è stato introdotto un meccanismo automatico di finanziamento che prevede un finanziamento allo sport annuale che sia si almeno 408 milioni, pari al 32% del gettito fiscale del settore. E ‘stata creata una nuova società, Sport e Salute, dipendente del ministero dell’Economia, al posto della Coni Servizi (società del Coni). Sport e Salute dotata di una propria struttura, di un proprio Cda, di una sua pianta organica e di un patrimonio ad hoc, che include lo Stadio Olimpico ad esempio, è poi chiamata a firmare un contratto di servizio con il Coni (ora in stallo). Quanto ai contributi che prima andavano dal Governo al Coni, dal 2019 vengono assegnati prevalentemente (minimo 368 milioni) a Sport e Salute per finanziare l’attività sportiva di base e le Federazioni, mentre al Coni vanno solo 40 milioni per l’attività olimpica e di alto livello. Tutto ciò e in particolare la riduzione del perimetro di autonomia operativa del Coni rispetto a Sport e Salute e dunque a un’autorità dipendente alla politica ha provocato la contrarietà del Cio già espressa negli due ultimi anni in diverse occasioni.
Lo sport non deve perdere questa autonomia, ma i nostri “lungimiranti” politici, sempre geniali nel castrare il nostro paese, hanno voluto metterci mano facendo danno. E a nulla è bastato un nuovo governo, con l’uscita della Lega e l’avvento del Pd per cambiare le cose.
Semplicemente ce ne siamo fregati, pensando di farla franca. A Tokio, grazie a questi clown vestiti in giacca e cravatta, subiremo la stessa onta della Russia, esclusa per doping però!
Disperato Malagò, che dopo aver perso le Olimpiadi di Roma grazie a una folle decisione della sindaca Virginia Raggi, ha lanciato un appello disperato: “Per colpa della politica questo discorso in 25 mesi non è stato risolto!“
Che vergogna!
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