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Class Action vaccino covid e similiari: errori predefiniti a caccia della sicura sconfitta

Riassumiamo perché (anche se perfettamente legale) la class action contro il #vaccino COVID di Pfizer è una boiata pazzesca che maschera a una vera e propria circonvenzione di incapace.
Spoiler: non donate!!!
Il meccanismo delle cosiddette “class action all’italiana” come funziona?
Le differenze tra USA ed Italia?
Class action (USA) → Una sola causa collettiva, un avvocato guida il processo per tutti, le spese sono condivise e spesso coperte da un fondo.
Italia → Non esiste la class action pura. Qui si fa una “causa collettiva”: un singolo avvocato presenta un unico atto con più firmatari.
Un avvocato scrive un solo ricorso, ma lo fa pagare “a testa”.


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💰 Esempio numerico
Costo reale del ricorso: € 3.600 (IVA inclusa)
Avvocato “affamato”: € 5.000
Quota richiesta per persona: € 250
Se partecipano:
20 persone → costi coperti.
100 persone → € 20.000 di guadagno extra.
1.000 persone → € 200.000 di utile netto.

Ecco perché spesso queste azioni vengono pompate con campagne virali, dirette streaming e gruppi Telegram “indignati”.


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⚠️ Dove sta il problema?
Nessun obbligo di rendicontazione delle spese.
Nessun controllo su quanti realmente servano a pagare l’atto.
Gli avvocati o i “promotori” cavalcano la rabbia collettiva.
Chi partecipa, convinto di unirsi “alla battaglia”, diventa solo il bancomat di un business legale.


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🏴‍☠️ Esempio pratico (ironico ma realistico)
> Comitato “Autopsie del Popolo”
🔥 “Partecipa anche tu alla più grande Class Action contro Big Pharma!”
Quota “libera e consapevole”: 250 €
Dirette Facebook ogni sera con grafici senza senso
Zero rendicontazione
Un avvocato in felpa che urla “VI FAREMO VINCERE!”

Spoiler: l’unica vittoria è il loro conto in banca!



Molte  di queste “class action” promosse in ambiti borderline (tipo danni da vaccino, multe fantasiose, ricorsi assurdi) non solo sono destinate a fallire, ma diventano un business per chi le organizza.

Ecco perché non si possono vincere e perché sono solo un'illusione:


1️⃣ La "vera" class action non esiste in Italia

In Italia, a differenza degli Stati Uniti:

  • Non c’è un vero meccanismo di azione collettiva con sentenza vincolante per tutti.

  • Esiste solo la possibilità di un'azione congiunta: più persone si mettono insieme e firmano lo stesso ricorso.

  • Questo non crea “forza legale”: il giudice comunque esamina le singole posizioni, e il fatto che siate in 10 o 1.000 non cambia nulla dal punto di vista del diritto.




2️⃣ La matematica dei ricorsi

Un avvocato, come hai spiegato, fa un solo atto legale e inserisce più nomi:

  • Costo reale: circa 3.000 € + IVA (anche gonfiando a 5.000 €).

  • Se i firmatari sono 20 → coprono le spese.

  • Se sono 100 → 20.000 € di extra.

  • Se sono 1.000 → 200.000 € di guadagno netto mascherato da “spese legali collettive”.

Morale: per chi organizza è un affare. Per chi firma, è solo un modo di finanziare un avvocato senza alcuna garanzia di vittoria.




3️⃣ Il problema della "prova"

Nel caso di ricorsi assurdi (es. danni da vaccino):

  • Non ci sono sentenze favorevoli che possano costituire precedente.

  • Il nesso di causalità deve essere dimostrato caso per caso con perizie mediche individuali.

  • Se una sola persona nella lista non ha una documentazione solida, il giudice non risarcisce automaticamente tutti.




4️⃣ La strategia dei promotori

Molti di questi comitati hanno un modello ricorrente:

  • Donazioni “libere e consapevoli” (minimo 100 €).

  • Eventi pseudo-legali con slide e PDF “tecnici” che in realtà non valgono nulla.

  • Frasi ad effetto tipo: “È una battaglia storica, stiamo per cambiare la giurisprudenza”.

  • Risultato: il ricorso si perde, ma nessuno rimborsa i soldi.






5️⃣ Perché è impossibile vincere

  • Normativa non favorevole: i giudici si attengono alla legge, non agli slogan.

  • Onere della prova altissimo: ogni singolo deve dimostrare il danno individuale.

  • Precedenti contrari: i tribunali hanno già bocciato centinaia di iniziative simili.

  • Business dei ricorsi: chi le lancia non ha alcun interesse reale a vincere: anche una sconfitta è solo una “nuova occasione” per fare un altro ricorso e chiedere altri soldi.



💣 Conclusione:
Queste non sono vere “class action”, ma collette per pagare l’avvocato, che poi diventa un modello di business.
In sintesi:

“Non state pagando per vincere una causa. State pagando il biglietto per una causa già persa.”


Inserire nella class action persone non realmente danneggiate è non solo sbagliato, ma anche pericoloso sotto diversi aspetti.

Ecco perché:


1️⃣ Rovina la credibilità dell'azione

Se all’interno del ricorso compaiono persone senza danno:

  • Il giudice può considerare l’azione priva di serietà.

  • Si rischia di minare anche le posizioni di chi ha realmente subito un danno.




2️⃣ È giuridicamente scorretto

In diritto civile:

  • Chi agisce deve avere un interesse legittimo e concreto.

  • Se si inseriscono nominativi “a caso”, si configura il rischio di lite temeraria (causa senza fondamento), con possibile condanna alle spese.




3️⃣ Può integrare un illecito

Se qualcuno dichiara falsamente di essere danneggiato, si rischiano conseguenze legali:

  • Dichiarazioni false in atti giudiziari.

  • Responsabilità civile per chi promuove il ricorso.

  • Possibile segnalazione all’ordine degli avvocati se il professionista è complice.




4️⃣ È un trucco usato solo per “fare numero”

Molti comitati pseudo-legali aggiungono nomi solo per dare l’illusione di “forza” collettiva:

  • Più nomi = più soldi raccolti.

  • Ma sul piano giuridico non cambia nulla: il giudice non decide in base alla quantità dei ricorrenti, ma alla validità delle prove.




💣 In sintesi:

Inserire persone non danneggiate in una class action non è “furbizia”: è il modo più veloce per buttare soldi e compromettere anche chi aveva un vero diritto.


 

 

Alan Paul Panassiti


Vi ricordo che il sottoscritto non vi chiede, ne mai lo farà, alcuna donazione o sostegno economico.

Le mie ricerche sono disponibili per tutti, gratis.



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