Come inventare una guerra quando la pace non conviene più
C’è un momento preciso, nella storia recente, in cui la pace diventa un problema.
Non etico. Economico.
È il momento raccontato da Operazione Canadian Bacon (1995), l’unico film di finzione diretto da Michael Moore, e probabilmente il suo lavoro più sottovalutato. Perché mentre fa ridere, spiega una verità che di solito si racconta solo nei bilanci riservati: un sistema costruito sulla guerra non sopravvive alla pace.
Quando il nemico sparisce, il consenso crolla
Siamo negli anni ’90.
L’URSS non esiste più.
Il “Male Assoluto” è fallito, si è sciolto, ha chiuso per mancanza di clienti.
Negli Stati Uniti succede qualcosa di grave:
-
la paura cala
-
i sondaggi scendono
-
l’industria bellica va in sofferenza
E qui il film piazza il colpo:
se non c’è un nemico, non si cambia sistema.
Si cambia nemico.
Il Canada come capro espiatorio perfetto
Il Canada è educato.
Il Canada è vicino.
Il Canada non risponde.
Ed è proprio per questo che funziona.
Nel film, l’ipotesi di una guerra contro il Canada è volutamente ridicola. Ma è una ridicolaggine calcolata: Moore non sta prendendo in giro il Canada, sta smontando il meccanismo.
Il messaggio è semplice e inquietante:
Il nemico ideale non deve essere pericoloso.
Deve essere raccontabile.
La guerra come prodotto di marketing
In Operazione Canadian Bacon la guerra non nasce da un conflitto reale, ma da:
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briefing politici
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esigenze industriali
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narrazione mediatica
I generali parlano come manager.
Il Presidente governa guardando i sondaggi.
I media trasformano incidenti insignificanti in provocazioni internazionali.
La guerra diventa una campagna pubblicitaria:
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slogan patriottici
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bandiere
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indignazione prefabbricata
Non serve la verità.
Serve una storia che tenga.
Media: il vero esercito d’invasione
Il film anticipa di almeno vent’anni il sistema dell’infotainment:
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talk show che urlano
-
esperti a rotazione
-
emergenze montate in tempo reale
Ogni notizia è una miccia.
Ogni miccia diventa paura.
Ogni paura diventa consenso.
Non è propaganda rozza.
È spettacolo.
La grande intuizione di Moore
La frase non viene mai detta esplicitamente, ma è ovunque:
La guerra non è una conseguenza della politica.
È una sua funzione.
Serve a:
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unire l’elettorato
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silenziare il dissenso
-
giustificare spese
-
deviare crisi interne
E quando non c’è una guerra vera, se ne costruisce una credibile abbastanza.
Perché oggi fa più paura di ieri
Nel 1995 sembrava una farsa.
Nel presente è un manuale operativo.
Oggi sappiamo che:
-
i nemici si costruiscono a colpi di post
-
le crisi si esternalizzano
-
la paura è un algoritmo
Operazione Canadian Bacon non è invecchiato.
Siamo noi che siamo diventati il suo pubblico ideale.
Il limite del film (e perché non è un difetto)
Il film non è feroce come un documentario di Moore.
È più leggero, più accessibile, più “televisivo”.
Ma è una scelta precisa:
non urla, insinua.
Non accusa, mostra.
E mentre ridi, capisci che:
se domani serve una guerra,
qualcuno è già pronto a venderla.
Conclusione
Operazione Canadian Bacon è una commedia solo in apparenza.
In realtà è una lezione di educazione civica travestita da farsa.
Ti insegna una cosa fondamentale:
Il problema non è chi è il nemico.
Il problema è chi decide che ne serve uno.
E quando un sistema ha bisogno della guerra per sopravvivere,
la pace diventa un incidente da correggere.
Dal Canada immaginario alle guerre narrative reali
Come si costruisce oggi un nemico “necessario”
Operazione Canadian Bacon racconta una guerra inventata per salvare un sistema.
Oggi non servono più film per vederla: basta aprire i notiziari.
Il meccanismo è identico.
Sono cambiate solo le piattaforme.
1️⃣ IL PRINCIPIO IMMUTABILE
Il nemico non nasce: si produce
Nel film:
-
finisce la Guerra Fredda
-
il sistema perde senso
-
si crea un conflitto fittizio
Oggi:
-
crisi economiche
-
instabilità politica
-
perdita di consenso
→ serve un “altro” da colpevolizzare
Non importa chi sia.
Importa che:
-
sia semplificabile
-
sia ripetibile
-
sia emotivamente caricabile
2️⃣ I NUOVI “CANADA” CONTEMPORANEI
Nemici a rotazione, funzione costante
🔹 Migranti
Non sono un esercito, ma vengono raccontati come tale.
-
“invasione”
-
“emergenza”
-
“assedio”
👉 Paura permanente, numeri gonfiati, immagini selezionate.
🔹 Virus e nemici sanitari (quando conviene)
La pandemia ha mostrato due cose:
-
la scienza come strumento
-
la paura come leva politica
Quando serve unità → “nemico comune”.
Quando serve conflitto → “colpa di qualcuno”.
🔹 Potenze esterne narrate come minaccia totale
Russia, Cina, Iran, “l’Occidente”, “l’Islam”, “l’Europa”.
La narrazione cambia, la struttura no:
-
personalizzazione del nemico
-
riduzione a caricatura
-
cancellazione delle complessità
Come il Canada del film: funzionali, non reali.
3️⃣ MEDIA: DA MEGAFONO A MOTORE
Nel film:
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TV che amplifica
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titoli isterici
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talk show indignati
Oggi:
-
breaking news costanti
-
social che premiano l’allarme
-
indignazione come valuta
La differenza?
Nel 1995 era centralizzato.
Nel 2025 è distribuito.
Ognuno è:
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ripetitore
-
commentatore
-
micro-propagandista
4️⃣ GUERRA SENZA CARRI ARMATI
La versione aggiornata
Oggi la guerra narrativa non ha bisogno di:
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truppe
-
invasione
-
dichiarazioni ufficiali
Bastano:
-
hashtag
-
frame
-
parole chiave
“Crisi”, “assedio”, “attacco”, “minaccia”, “difesa”.
È la guerra permanente a bassa intensità, perfetta per:
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mantenere paura
-
giustificare decisioni
-
evitare domande scomode
5️⃣ LA GRANDE VERITÀ CHE MOORE AVEVA CAPITO
Operazione Canadian Bacon anticipa tutto con una frase non detta ma evidente:
Il sistema non teme la guerra.
Teme il momento in cui la gente smette di aver paura.
La paura:
-
unisce
-
semplifica
-
disciplina
La pace:
-
complica
-
divide
-
fa domande
6️⃣ DAL FILM ALLA REALTÀ
Il salto finale
Nel film la guerra è palesemente assurda.
Nella realtà è plausibile abbastanza.
Ed è questo il salto più pericoloso:
-
non ridiamo più
-
partecipiamo
-
condividiamo
La satira è diventata cronaca.
🎯 CONCLUSIONE
Operazione Canadian Bacon oggi non sembra una commedia.
Sembra un documentario con 30 anni di anticipo.
Il Canada era una battuta.
Oggi i nemici sono reali solo nella misura in cui servono a qualcuno.
E la domanda resta la stessa, più attuale che mai:
Chi trae vantaggio dal fatto che tu abbia paura?
Casi concreti di “nemico necessario”
Quando la guerra non è militare, ma narrativa
Operazione Canadian Bacon spiegava che un sistema in difficoltà ha bisogno di un nemico per reggere.
Oggi non serve più inventarne uno da zero: basta selezionarlo, raccontarlo, ripeterlo.
Ecco alcuni casi concreti, riconoscibili, documentabili.
1️⃣ IMMIGRAZIONE: L’“INVASIONE” PERMANENTE
Non importa il numero reale degli arrivi.
Importa come vengono raccontati.
Il frame è sempre lo stesso:
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“ondata”
-
“assedio”
-
“emergenza”
-
“perdita di controllo”
Il risultato:
-
un fenomeno strutturale diventa crisi costante
-
problemi complessi diventano colpa di un “altro”
-
l’insicurezza sociale viene spostata su un bersaglio visibile
👉 Funzione narrativa: canalizzare rabbia e frustrazione, evitando di parlare di lavoro, salari, servizi, disuguaglianze.
Il migrante non è il problema.
È la figura narrativa che serve.
2️⃣ PANDEMIA: IL NEMICO CHE CAMBIA A SECONDA DELLA CONVENIENZA
Durante l’emergenza sanitaria il nemico era il virus:
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unità nazionale
-
retorica bellica
-
sospensione del conflitto politico
Poi, finita la fase critica, il nemico si è frammentato:
-
“irresponsabili”
-
“untori”
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“scienziati venduti”
-
“dittatura sanitaria”
Stesso evento, narrazioni opposte, stessa funzione:
-
dividere
-
polarizzare
-
fidelizzare il pubblico
👉 La pandemia ha mostrato che il nemico è modulabile, non fisso.
3️⃣ POTENZE STRANIERE: IL CATTIVO A DISTANZA DI SICUREZZA
Russia, Cina, Iran, “l’Occidente”, “l’Europa”.
Non importa il merito geopolitico (che esiste).
Importa la semplificazione.
Il frame tipico:
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personalizzazione del conflitto
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riduzione a buoni vs cattivi
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eliminazione delle zone grigie
Questo permette:
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di non parlare di interessi economici
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di non spiegare alleanze scomode
-
di giustificare scelte impopolari
👉 Come il Canada del film: il nemico funzionale, non quello reale.
4️⃣ GUERRE CULTURALI: IL CONFLITTO CHE NON FINISCE MAI
Gender, scuola, linguaggio, tradizioni, “valori”.
Qui la guerra non è esterna, è interna.
Caratteristiche:
-
nessuna soluzione possibile
-
indignazione costante
-
nemici simbolici
Serve a:
-
tenere l’elettorato in stato di allerta
-
evitare qualsiasi compromesso
-
trasformare ogni dibattito in scontro identitario
👉 È la guerra perfetta: non costa nulla e rende sempre.
5️⃣ MEDIA E SOCIAL: IL MOLTIPLICATORE
La differenza tra il 1995 e oggi è qui.
Nel film:
-
pochi canali
-
una narrazione dominante
Oggi:
-
narrazioni multiple
-
ma tutte basate sulla stessa logica: paura = attenzione
I social non creano il nemico.
Lo ottimizzano.
Premiano:
-
contenuti estremi
-
semplificazioni
-
nemici netti
Punendo:
-
complessità
-
dubbi
-
contesto
LA LEZIONE FINALE DI CANADIAN BACON
Il film diceva, senza dirlo:
Non chiederti se il nemico è reale.
Chiediti a chi serve che tu lo percepisca come tale.
Oggi quella domanda è più urgente che mai.
CONCLUSIONE
Le guerre narrative contemporanee non sono un complotto.
Sono un modello.
Quando:
-
il consenso vacilla
-
l’economia scricchiola
-
la realtà diventa difficile da spiegare
il nemico torna utile.
Come nel film.
Solo che ora non fa più ridere.
Alan Paul Panassiti
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