Questa vicenda della famiglia nel bosco – che ancora conosciamo solo in parte, tra frammenti di cronaca e ricostruzioni incomplete – dovrebbe insegnarci una cosa semplice ma potentissima: la prudenza nel giudizio non è debolezza, è responsabilità civile.
Viviamo in un’epoca in cui le storie non fanno in tempo a uscire che già vengono incasellate: “vittime”, “mostri”, “eroi”, “sciagurati”, “buoni”, “cattivi”.
Non importa cosa sia davvero successo: importa chi per primo riesce a imporre una narrazione emotiva.
Ed è qui che la politica – soprattutto quella più rumorosa e da talk show – ci casca a piedi pari. Appena appare un caso che sembra prestarsi a una bandiera ideologica, partono:
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dichiarazioni indignate a caldo;
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video su TikTok e Reels fatti senza alcuna informazione verificata;
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accuse e difese schierate ancora prima che si sappia cosa è accaduto davvero.
Il risultato è una giungla di sentenze social, dove tutti sanno tutto ma nessuno sa niente.
Il punto è un altro
Quando entrano in gioco i figli, il tribunale, la tutela dei minori, la cosa più sensata – e più umana – sarebbe fermarsi. Capire che ci sono situazioni familiari complesse che spesso sfuggono al nostro sguardo esterno. Che i servizi sociali non sono infallibili, ma neanche degli “orchi”. Che una famiglia che vive isolata non è automaticamente un pericolo, ma nemmeno automaticamente una vittima del sistema.
In altre parole:
non schierarsi prima di sapere, non condannare prima di capire, non ergersi a giudici sulla base di un titolo di giornale o di una clip da 15 secondi.
E invece…
…politici, influencer, pseudogiornalisti, commentatori da tastiera: tutti già con il verdetto pronto.
Da un lato chi urla al “rapimento di Stato”, dall’altro chi liquida tutto come “famiglia pericolosa”.
Nessuno che dica: Aspettiamo di sapere i fatti veri, completi, verificati.
La verità?
In una società che corre, la prudenza sembra una debolezza. Ma è esattamente il contrario:
è l’unico modo per non diventare complici della propaganda e dell’isteria collettiva.
Per sapere come stanno attualmente le cose bisogna accuratamente separare i fatti dalle opinioni.
E' una regola ferrea, fondamentale, la stella polare che bisognerebbe sempre anteporre alla pancia, che fa solo danni inenarrabili.
E c'è un "dispositivo" del tribunale che adesso analizzerò. Senza posizioni politiche o altro. In maniera laica.
Ecco un’analisi oggettiva, puramente descrittiva, del provvedimento negli screenshot.
Mi attengo soltanto ai fatti riportati nel documento, senza valutazioni politiche o morali.
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1. Contesto del provvedimento
Il documento è un’ordinanza del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila, riferita a tre minori appartenenti alla stessa famiglia.
Arriva dopo un percorso già iniziato mesi prima, con:
segnalazioni del Servizio Sociale;
interventi dei Carabinieri;
accessi al pronto soccorso;
visite domiciliari;
relazioni tecniche.
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2. Principali criticità rilevate dai servizi e dai giudici
A) Condizioni abitative
Secondo il Tribunale:
la famiglia viveva in un rudere/fatiscente, privo di impianto elettrico e idrico;
non risultavano documenti di sicurezza statica né collaudi;
erano state riscontrate condizioni di umidità e rischio di patologie respiratorie;
l’immobile non era ritenuto idoneo alla tutela dell’incolumità dei minori.
Il certificato del geometra presentato dai genitori è stato ritenuto insufficiente su più punti.
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B) Istruzione e socializzazione
Il Tribunale rileva:
istruzione parentale non adeguatamente documentata;
mancanza di iscrizione a scuole tradizionali;
dichiarazioni scolastiche non validate da dirigenti competenti;
rischio di isolamento socio-relazionale dei minori.
C’è una lunga parte in cui i giudici riportano la letteratura scientifica sulla importanza del gruppo dei pari per lo sviluppo emotivo e cognitivo tra 6 e 11 anni.
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C) Situazione sanitaria dei minori
I punti principali:
Non risultavano completati gli accertamenti medici obbligatori.
Il Servizio Sociale e la pediatra avevano richiesto:
visita neuropsichiatrica infantile;
valutazione psicologica e comportamentale;
esami ematochimici;
verifica dello stato immunitario/vaccinale.
I genitori si erano opposti o non si erano presentati ad alcune delle richieste.
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D) Rapporti con i servizi sociali
Il Tribunale documenta che:
I genitori non hanno collaborato pienamente agli incontri programmati.
Ci sono stati rifiuti o interruzioni di colloqui.
Non è stato rispettato un progetto di intervento integrativo concordato.
L’accesso settimanale ai servizi socio-educativi non è stato utilizzato.
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E) Esposizione mediatica dei minori
Il Tribunale evidenzia come fatto grave:
la pubblicazione di foto dei minori;
la partecipazione dei bambini a una trasmissione televisiva;
la diffusione di informazioni che permettevano l’identificazione.
Questo, secondo i giudici, configura una violazione del diritto dei minori alla riservatezza.
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3. Comportamento processuale dei genitori
Il testo sottolinea che:
i genitori avrebbero cercato di “strumentalizzare” la vicenda sui media;
avrebbero assunto una posizione conflittuale con i figli (dal punto di vista giuridico, “de potestate”, quindi contrapposizione processuale);
avrebbero esercitato pressioni esterne attraverso l’opinione pubblica.
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4. Motivazione finale del Tribunale
In base a tutte le criticità sopra riportate, il Tribunale:
1. Sospende la responsabilità genitoriale dei genitori.
2. Nomina un tutore provvisorio.
3. Ordina l’allontanamento dei minori dall’abitazione familiare.
4. Dispone il collocamento in casa-famiglia.
5. Incarica il Servizio Sociale di:
eseguire l’allontanamento;
valutare un eventuale collocamento alternativo;
garantire sostegno psicologico;
disciplinare i rapporti tra genitori e figli.
6. Autorizza l’uso della forza pubblica, se necessario.
7. Prevede comunicazioni alle autorità consolari del Regno Unito e dell’Australia.
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5. Osservazioni oggettive sul testo (senza giudizio)
A) Il provvedimento è molto dettagliato
Si fonda su:
relazioni sociali;
valutazioni sanitarie;
elementi tecnici sull’abitazione;
aspetti psicologici e scolastici;
comportamenti processuali e successivi.
B) La decisione riguarda soprattutto tre rischi percepiti:
1. Incolumità fisica (abitazione non idonea).
2. Incolumità sanitaria (accertamenti non eseguiti).
3. Sviluppo sociale ed educativo (isolamento, mancata scuola, mancanza di pari).
C) La collaborazione con i servizi è considerata decisiva
Il Tribunale sottolinea più volte difficoltà di collaborazione o rifiuti.
D) Il provvedimento specifica che non è una misura definitiva
Si tratta di una ordinanza cautelare, quindi temporanea, in attesa di verifiche ulteriori.
Vi spiego in modo chiaro, semplice e neutrale i concetti giuridici principali che compaiono nel provvedimento.
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1. Responsabilità genitoriale
È l’insieme dei diritti e doveri che i genitori hanno verso i figli: educarli, istruirli, proteggerli, curarli, garantire loro sicurezza e benessere.
📌 Importante:
Non è un “possesso” sui figli, ma una funzione da esercitare nel loro interesse.
Quando un giudice “sospende la responsabilità genitoriale”, significa che:
i genitori non possono prendere decisioni per i figli temporaneamente;
un tutore o il servizio sociale si occupa delle decisioni importanti.
È una misura cautelare, non definitiva.
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2. Affidamento al Servizio Sociale
Il giudice può decidere che i minori siano “affidati” ai servizi sociali.
Questo significa:
i servizi diventano responsabili delle decisioni principali sul minore (dove vive, quali cure riceve, quale scuola frequenta);
i genitori conservano comunque un ruolo affettivo (incontri, contatti), se possibile.
Non significa automaticamente “adottare” i bambini né toglierli per sempre.
È uno strumento temporaneo di protezione.
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3. Allontanamento dalla famiglia
L’allontanamento è una misura di protezione dei minori, usata quando esistono rischi per la loro:
incolumità fisica
salute
sviluppo emotivo
educazione
Può avvenire:
in una casa-famiglia,
presso famiglie affidatarie,
raramente presso parenti idonei.
Si usa solo se non esistono alternative meno invasive.
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4. Casa-famiglia
È una struttura autorizzata dove i minori vivono temporaneamente con educatori professionisti.
Non è un orfanotrofio.
È un luogo in cui si garantiscono:
cura
istruzione
una vita quotidiana stabile
attività educative
contatti regolati con i genitori
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5. Tutore provvisorio
Quando i genitori sono sospesi, il giudice nomina un tutore.
Il tutore:
rappresenta legalmente i minori
autorizza cure mediche
decide per la loro istruzione
tutela i loro diritti nel processo
È “provvisorio” finché la situazione non si chiarisce.
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6. Ordine di allontanamento con forza pubblica
Il giudice può autorizzare l’aiuto della polizia solo se necessario.
Questo non è automatico: è una possibilità, non un obbligo.
Si usa quando:
i genitori non collaborano
c’è rischio di sottrazione del minore
ci sono situazioni di tensione
L’obiettivo è evitare escalation, non punire.
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7. “Lesione del diritto del minore alla vita di relazione”
È un concetto costituzionale.
Significa che il bambino ha diritto a:
socializzare
avere rapporti coi coetanei
svilupparsi emotivamente in un contesto adeguato
Non basta garantire cibo e tetto: il minore deve poter crescere in un ambiente che favorisca la sua crescita psicologica e relazionale.
L’isolamento può essere considerato pregiudizievole.
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8. Manca la collaborazione dei genitori
Nei procedimenti minorili, la collaborazione non è “facoltativa”.
Il giudice valuta:
disponibilità agli incontri
rispetto dei progetti educativi
partecipazione ai colloqui
adesione agli accertamenti sanitari
La mancata collaborazione può essere interpretata come rischio per il minore.
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9. Diritto alla riservatezza del minore
I minori hanno diritto a:
non essere identificati sui media
non avere foto diffuse
non essere esposti in TV o social durante procedimenti
La divulgazione può essere considerata una violazione grave.
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10. Ordinanza cautelare
È un provvedimento:
temporaneo
adottato in situazione di urgenza
in attesa di ulteriori accertamenti
Non chiude il caso.
Serve a proteggere i minori nel frattempo
Spero di essere stato esaustivo
Questa parte del racconto, anch'essa, non contiene giudizi sui protagonisti, ma chiarisce perché la pubblicazione del provvedimento sia rilevante dal punto di vista informativo e democratico.
📌 Perché è stato corretto pubblicare il provvedimento del Tribunale?
La pubblicazione di un provvedimento giudiziario — senza dati sensibili, senza foto di minori, senza elementi identificativi — non è uno scandalo: è un atto di trasparenza.
Soprattutto quando la vicenda è diventata oggetto di una narrazione distorta, rimbalzata per giorni sui social, nella politica e sui media.
Ecco i motivi per cui è stato giusto farlo.
1. Per amore di verità
Quando un caso complesso viene semplificato in 10 righe indignate su Facebook, il rischio è altissimo:
👉 informazioni sbagliate
👉 ricostruzioni incomplete
👉 narrazioni emotive che sostituiscono i fatti
Un provvedimento giudiziario, al contrario, è:
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documentato
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motivato
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verificabile
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sottoposto a controllo di legge
Non racconta “versioni”: racconta atti, accertamenti, relazioni, fatti oggettivi.
Pubblicarlo significa riportare la discussione alla realtà, non ai titoli d’effetto.
2. Perché circolavano troppe inesattezze
In poche ore erano nate:
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teorie complottiste
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accuse infondate
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ricostruzioni fantasiose
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interpretazioni politiche costruite sul nulla
Il dibattito pubblico non può basarsi su questo.
Tirare fuori i dati reali — quelli che esistono, quelli che sono agli atti — è l’unico modo per fermare il caos informativo.
3. Perché è giusto che ognuno si formi un’opinione… basata sui fatti
Ognuno è libero di pensarla come vuole.
Ma un’opinione ha dignità solo se nasce da elementi veri, non da:
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video virali
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frasi ad effetto
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post indignati scritti per raccogliere like
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manipolazioni politiche
La democrazia funziona così:
prima si conoscono i fatti, poi ci si divide nelle opinioni.
4. Perché la vicenda era già stata politicizzata in modo scorretto
La storia è stata immediatamente:
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usata per attaccare la magistratura
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sfruttata per costruire narrazioni vittimarie
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trasformata in un caso nazionale prima ancora di sapere cosa fosse accaduto
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inserita in una campagna politica in vista di un referendum
Quando un fatto diventa strumento di propaganda, il modo più corretto per disinnescarlo è mostrare la documentazione originale.
Trasparenza contro manipolazione.
5. Perché il provvedimento era già stato inviato ai media
Il dispositivo era stato:
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trasmesso ai giornalisti
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messo a disposizione dei media principali
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condiviso da chi seguiva la vicenda professionalmente
Molti hanno preferito ignorarlo, perché il testo reale complicava le narrazioni semplicistiche che facevano comodo a qualcuno.
Pubblicarlo serve proprio a impedire che la discussione pubblica venga filtrata solo da ciò che conviene.
6. Perché raccontare i fatti NON significa dare giudizi
Pubblicare un atto processuale (ripulito dai dati sensibili) non è schierarsi.
Non è assolvere né condannare.
Non è attaccare né difendere.
È soltanto:
👉 restituire il contesto
👉 mostrare gli elementi reali
👉 permettere ai cittadini di capire
Il giudizio — se ci deve essere — lo daranno i tribunali.
I cittadini, invece, hanno diritto ad avere una informazione corretta, per non cadere preda della propaganda.
In sintesi
È stato giusto pubblicare il provvedimento perché:
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fermava la disinformazione
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riportava la vicenda alla realtà dei fatti
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permetteva a tutti di formarsi un’opinione vera
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smontava narrazioni costruite per fini politici
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contrastava il sensazionalismo
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restituiva il contesto che molti media stavano ignorando
La trasparenza non fa male alla democrazia.
La disinformazione sì.
Alan Paul Panassiti
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