Due mesi di lockdown, la sensazione che nulla sarà più come prima.
Il divano come compagno di lunghe giornate passate di fronte allo schermo di un computer, quando i runner erano diventati nemici pubblici e filmati da balconi invidiosi e astiosi, e ogni attività sportiva bandita a qualsiasi livello. E quel sole visto dalla finestra nei mesi di Marzo e Aprile, mai così belli e con strade completamente vuote come in un sogno più vicino all’incubo che ad altro, a farti desiderare di metterti quegli scarpini per ribellarti alla sconfitta dell’essere chiuso in casa.
Io non sono così ricco da mantenere anche la calma. Mi spiace. Ho bisogno della corsa…
La salute pubblica, bene primario, andava e va rispettata: le distanze e le mascherine servono sempre e non bisogna mollare la presa. L’Estate ci ha insegnato che quando ci si distrae troppo, questo corona-virus ci colpisce in maniera subdola e fa tornare la paura: quella di tornare a soffrire per noi stessi e soprattutto le persone che amiamo.
Ma dal 4 Maggio, quando si è potuti ripartire con gli scarpini a trotterellare sull’asfalto delle città che faticosamente ripartivano e provavano a farci sentire quell’inquinamento che brucia e danneggia i nostri polmoni, è ripartita la corsa. Il cammino verso la libertà, per una rinascita lenta ma finalmente reale. Il non arrendersi mai.
Col Covid, riesco a mantenere ottimi rapporti con le persone evitandole.
Ti accorgi di essere invecchiato quando ti svegli sempre alla stessa ora, indipendentemente dall’ora in cui sei andato a letto il giorno prima.
Il sole caldo e il sudore sulla pelle poi, la prima volta, con la paura di incrociare persone positive per strada nei primi giorni ha portato ansia: poi la dinamica della corsa ha fatto ritornare la voglia di combattere e di correre per sentirsi vivo.
Ed il cammino verso una condizione appena accettabile, dopo i mesi a rattrappirsi sul divano e a sentire la nostalgia per lo sport attivo, è iniziato in vista dell’Estate.
Per me la corsa è respiro di libertà, e slacciare una corda che ti tiene fermo su una sedia e ti permette di respirare e resistere sempre meglio: è vita!
La fatica, che cresce ogni giorno ma che piano piano si trasforma in qualcosa di piacevole, ti fa raggiungere obiettivi che prima sembravano impossibili.
I chili di troppo, che ha 47 anni sono davvero tanti nonostante una vita attiva e un senso di colpa a tavola che a volte diventa piacevolmente insostenibile, sono il vero nemico da affrontare: ma quando inizia a diminuire il fiatone, e l’ostilità della strada da percorrere diventa opportunità di libertà le cose cambiano ed in meglio.
Questa estate, in ogni posto visitato, la corsa in posti assolutamente impervi ed ostili ho visto Napoli, sul lungomare Caracciolo, la Sicilia a Mondello, con le tende dei turisti a rovinare il paesaggio, e la ligustre Liguria con il suo terreno in cui mare e montagna (e anche ferrovie arrugginite) si fondono in un panorama di sole e perturbazioni improvvise. Si allaga anche la strada della vita quando piove e l’Estate sembra finire.
“Vorrei essere come quelli che mangiano come maiali e scoppiano sempre di salume!“: dicevo ogni volta che sudavo dopo avere finito un percorso pieno di inaccettabili difficoltà.
La cosa più divertente è riuscire a fare quello che le persone dicono non puoi fare: fare questi percorsi e concluderli ti rende invincibile!
Certo in questo periodo tutta questa ondata di positività mi sta facendo rivalutare i pessimisti.
L’unico modo di essere felici è rischiare. Anche e solo con una semplice corsa: rischiare di essere vivi e non vegetali… E se nel lock down ho finito Moby Dick in un baleno, e ho dovuto cambiare tutti i letti a casa, per fortuna li ho pagati in comode “reti”, ora corro e continuo a farlo in piena libertà!
Per il mio futuro di runner ho un piano. Ma non lo so suonare!
Per rimettermi in forma vado a letto con le galline, sono un “uovo” da sposare.
La bellezza è negli occhi di chi vede orizzonti e non confini.
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