La retrocessione dell'ACR Messina in serie D e la notizia che la Procura di Messina starebbe per nominare un curatore fallimentare per decretare il fallimento della società di Sciotto/Cissè hanno aperto una serie di notizie senza alcun fondamento, senza alcuna validità nel mondo reale, che contravvengono alla prassi di un fallimento.
I giocatori stavano per mettere in mora la società, ma la Procura ha fatto molto prima.
Chi e cosa fa un curatore fallimentare?
Chi è il curatore fallimentare?
È una figura nominata dal tribunale nel momento in cui viene dichiarato il fallimento di un’azienda o di un imprenditore. Il suo compito principale è gestire il patrimonio del fallito per soddisfare, per quanto possibile, i creditori.
Cosa fa concretamente il curatore fallimentare?
1. Prende in consegna i beni
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Si occupa di inventariare tutti i beni e i crediti del fallito.
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Prende “possesso” dei beni (li gestisce, li mette in sicurezza, li amministra).
2. Gestisce l’impresa (se necessario)
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In alcuni casi, il tribunale può autorizzare il curatore a continuare temporaneamente l’attività dell’azienda per evitare che il valore si disperda.
3. Verifica i crediti
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Riceve le domande dei creditori che vogliono essere ammessi al passivo (cioè alla spartizione dei soldi ricavati).
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Esamina e accerta la validità dei crediti, contestando quelli che non ritiene fondati.
4. Liquida il patrimonio
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Vende i beni (immobili, merci, attrezzature, ecc.) per fare “cassa”.
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Recupera i crediti verso terzi.
5. Distribuisce il ricavato
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Prepara il piano di riparto: distribuisce i soldi raccolti ai creditori, seguendo l’ordine stabilito dalla legge (alcuni creditori sono “privilegiati”, altri “chirografari”).
6. Rende conto al tribunale
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Il curatore deve sempre informare il giudice delegato e i creditori di ciò che fa (presenta rendiconti, relazioni periodiche, ecc.).
Sintesi con esempio pratico
Immagina che una società venga dichiarata fallita:
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Il curatore entra in azienda, fa l’inventario di tutto (soldi in cassa, immobili, computer, magazzino…).
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Blocca i pagamenti non autorizzati, verifica chi ha davvero diritto a essere pagato.
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Vende i beni (es. mette all’asta i magazzini, vende i macchinari…).
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Con i soldi ottenuti paga, secondo la legge, prima i creditori privilegiati (come INPS, dipendenti, erario), poi tutti gli altri.
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Tiene aggiornato il tribunale e i creditori su tutte le operazioni.
In breve:
Il curatore fallimentare sostituisce l’imprenditore nelle decisioni economiche e gestionali dell’azienda fallita, cerca di recuperare il più possibile per i creditori e chiude la procedura con la maggiore trasparenza e imparzialità possibile.
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Fasi e tempi principali della procedura fallimentare
1. Nomina del curatore
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Subito dopo la sentenza di fallimento (il tribunale nomina il curatore e il giudice delegato).
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Tempistica: Immediata (giorni).
2. Inventario dei beni
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Il curatore prende possesso dei beni e redige l’inventario.
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Tempistica: Generalmente entro 30 giorni dalla nomina.
3. Comunicazione ai creditori
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I creditori vengono avvisati del fallimento e invitati a presentare domanda di ammissione al passivo.
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Tempistica: Entro 60 giorni dalla sentenza (ma il termine per presentare le domande è stabilito dal tribunale, in genere 30-60 giorni dalla pubblicazione della sentenza).
4. Udienza di verifica dello stato passivo
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Il giudice e il curatore esaminano le domande dei creditori.
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Tempistica: Di solito entro 120 giorni dalla sentenza di fallimento.
5. Liquidazione dell’attivo
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Vendita dei beni, recupero crediti, gestione di eventuali cause.
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Tempistica: Variabile, può durare mesi o anche anni, a seconda della complessità e del numero di beni da liquidare.
6. Riparti parziali
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Durante la procedura, il curatore può fare pagamenti parziali ai creditori se ci sono fondi disponibili.
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Tempistica: Quando ci sono somme da distribuire, anche prima della chiusura finale.
7. Chiusura del fallimento
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Una volta venduti tutti i beni e fatti i pagamenti, il curatore presenta il rendiconto finale e chiede la chiusura.
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Tempistica: Solo quando tutte le attività sono concluse; in media, le procedure semplici possono chiudersi in 1-2 anni, le più complesse anche in 3-5 anni (o più).
In sintesi
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Fasi iniziali (nomina, inventario, verifica crediti): da poche settimane a qualche mese.
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Liquidazione e riparto: mesi/anni, secondo la complessità.
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Chiusura: quando tutto è stato liquidato e distribuito.
Si può vendere una società prima della nomina del curatore fallimentare?
1. Prima della dichiarazione di fallimento
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La società (o il suo rappresentante legale) può cedere l’azienda o i suoi beni, finché non viene dichiarato il fallimento.
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Tuttavia, se la società è già insolvente, queste operazioni potrebbero essere soggette a successiva revocatoria da parte del curatore nominato dopo.
2. Dopo la dichiarazione di fallimento
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Dal momento in cui il tribunale dichiara il fallimento, il patrimonio della società è “bloccato”:
solo il curatore può vendere, amministrare o disporre dei beni.
3. La revocatoria fallimentare
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Se una vendita viene fatta poco prima del fallimento (di solito entro un anno, a volte fino a due), il curatore può chiedere al tribunale di annullare l’operazione (“azione revocatoria”) se la ritiene fatta a danno dei creditori.
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Questo accade soprattutto se la vendita è a prezzo irrisorio, a parenti o soci, o serve a sottrarre beni ai creditori.
4. Atti sospetti e responsabilità
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Le vendite “sospette” fatte in prossimità del fallimento possono anche avere implicazioni penali per amministratori e acquirenti (bancarotta fraudolenta).
In sintesi
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Si può vendere una società o i suoi beni prima della dichiarazione di fallimento, ma il rischio di annullamento successivo è alto se l’operazione appare “anomala” o lesiva per i creditori.
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Dopo la dichiarazione di fallimento, solo il curatore può vendere.
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